Una *vita violenta / Pier Paolo Pasolini
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pubblicazione | Torino : Einaudi, 1979 |
descrizione | 308 p. ; 20 cm. |
serie | Gli Struzzi ; 200 |
«Roma nella mia narrativa ha una fondamentale importanza in quanto violento trauma e violenta carica di vitalità, cioè esperienza di un mondo, e quindi, in un certo senso, del mondo... Il romanzo ha come ambiente determinante la periferia e richiede uno sforzo stilistico immediato, violento e mimetico. Quindi l'importanza del dialetto, del gergo: della vita».
Così scriveva Pier Paolo Pasolini a proposito di «Ragazzi di vita», apparso nel 1955; ma queste sue considerazioni sono valide anche per «Una vita violenta» (1959), che approfondisce e completa la rappresentazione dell'esistenza precaria dei giovani sottoproletari romani, emarginati nelle barecche di Pietralata.
Protagonista di queste povere avventure urbane è un altro giovanissimo, Tommasino. Intorno a lui si muove un gruppo di «pischelli», che Pasolini segue nei tentativi di procurarsi un po' di «grana», nell'arte di arrangiarsi, nelle violenze che arrecano e subiscono senza tregua, perché il loro mondo è governato dalla crudele legge biologica in cui il più forte sopraffà il più debole.
Tommaso vive in una assoluta semplicità di sentimenti, in una mescolanza di cinismo e di intenerimenti patetici, fuori della Storia e delle istituzioni, che tuttavia si affacciano spesso sulla scena con un volto sempre arcigno e punitivo, alimentando così la spirale della violenza. Al punto che l'amoralità dei «ragazzi di vita» finisce per assumere i contorni di una primitiva purezza adolescenziale, che naturalmente non basta a salvarli: il mondo adulto li travolgerà senza scampo.
Sono passati oltre vent'anni dalla pubblicazione di questi due romanzi romani, e il tempo trascorso ha dato ragione a Pasolini, non solo col collocarlo sempre più in alto nella scala dei valori letterari del Novecento, ma col riconoscergli quella capacità di verità assoluta che è il segno di riconoscimento dei veri poeti.